C’era una volta un gatto.

Nero. Tutto nero. Con una piccola stella bianca sul petto.
Pelo morbido. Lucidissimo. Liscio come il velluto e magnifico al tocco: una lontra!
Aveva scelto lui la sua famiglia.
Era proprio vivace, aveva l’argento vivo addosso e non si fermava mai.
Proprio instancabile. Correva, saltava, giocava, tendeva gli agguati al povero Mimmo, il suo amico gatto pacioccone.
Tant’è che l’avevan chiamato “Ivan, il terribile”!
Un bel giorno però, crescendo, per necessità di convivenza e di convenienza – sapete, il dover condividere lo spazio chiuso  di un appartamento di città – la sua famiglia, che gli voleva un gran bene, lo dovette portare dal veterinario.

Per castrarlo.
Oh!… scusate, si dice “per sterilizzarlo”…
Già… Proprio per denaturarlo.
Oibò. Ma questo termine si riferisce – che so – all’alcool, allo spirito, semmai, come dire: “alcool denaturato”; non ad un animale!

O no?

PS
Ogni riferimento agli umani, è puramente casuale.

 

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Ivan il terribile
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