Sui cambiamenti di paradigma. E su quanto una trasformazione paradigmatica possa risultare radicale. Anzi debba proprio necessariamente esser così e non possa essere in nessun modo riformista. Sarà il nostro modo estremo di vedere le cose, sarà il nostro approccio radicale, sarà quel che sarà, ma c’è venuta questa idea.

Proviamo ad immaginarci impegnati nella composizione di un puzzle. Diciamo un bel quadro di van Gogh. Sul tavolo tanti pezzetti multicolori e qua e là qualche tratto di immagine compiuta che si va componendo sulla superficie del tavolo.

Trovarsi a baloccare con un’idea fortemente innovativa, è proprio come trovarsi tra le mani una tessera particolarmente diversa dalle altre che fino a quel momento abbiamo giustapposto. Propio come se nel bel mezzo della nostra composizione, impegnati nel sistemare le nostre tessere colorate, all’improvviso ce ne trovassimo tra le mani una… tridimensionale!
Una tessera che rappresenta un volume, che fa parte di uno spazio tridimensionale, e che, oltre ad essere certamente più difficile, è del tutto incompatibile con le tessere precedenti… Probabilmente non è compatibile, addirittura, con lo stesso tavolo da gioco, che stavamo utilizzando come supporto del nostro bel puzzle bidimensionale.

Un cambiamento paradigmatico, dal nostro punto di vista, è proprio una fatto di questo tipo.

E, guarda caso, siamo convinti che, come umani, ci troviamo in una situazione molto simile a quella appena descritta.
Sia come individui che come società.
Il gioco che tutti quanti stiamo giocando, ricoprendo diversissimi ruoli nello scenario del mondo, sta esaurendo le tessere del puzzle. Quelle che abbiamo sempre usato e che conoscevamo molto bene.
E per continuare il gioco – il gioco della vita, intendiamo – dobbiamo, tutti quanti, ognuno per proprio conto, convincerci che il tavolo da gioco è da tempo cambiato. Inutile continuare con tutto quello che abbiamo imparato. Le regole, le strategie, le euristiche adottate finora non valgono più. Non ci sono di nessun aiuto. Proprio no.

Ora dobbiamo ripensare completamente tutto il nostro gioco. Nel suo insieme. Nella sua totalità.
Non è possibile modificarne solo una parte o tentare di aggiustarlo in qualche modo. Perché le tessere che la vita ci sta consegnando, ora, quelle che abbiamo tra le mani, sono tessere addirittura… multi-dimensionali!

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O tutto o niente