La vita ci pone sfide che sono sempre alla nostra portata!

Un’affermazione saltata fuori in una recente conversazione tra amici. Che, come tutti gli spunti generativi, ha prima catturato la nostra attenzione, per poi iniziare a lavorarci dentro. La riflessione notturna è servita, come spesso accade, a distillarne il senso. La più intima essenza. Almeno così è stato per noi.

Cerchiamo di chiarire. Cosa vuol dire che una sfida è alla nostra portata?
Sarebbe troppo riduttivo e superficiale interpretarlo come uno stile di pensiero, il think pink, il pensa positivo.  Un atteggiamento mentale in cui si vuol a tutti i costi vedere il bene ovunque e comunque. Ammesso poi che abbia un senso dividere le esperienze in positive o negative. In “mi piace” e “non mi piace”.
Tutt’altro. Le situazioni difficili nelle quali ci troviamo possono essere anche molto dure e non semplici. È un fatto. E non possono certo esser ridotte ad un atteggiamento del pensiero. Tentare di vedere il bicchiere mezzo pieno, quando si è in mezzo al guado, non ci sembra né realistico né tantomeno possibile.
Qui si vuol invece dire che ciascuno di noi possiede effettivamente le risorse e le capacità per poter affrontare ogni esperienza che la vita ci propone. La situazione è lì. Di fronte a noi. E noi possiamo rifiutarla, rifuggirla, tentare in qualche modo di evitarla. Oppure affrontarla.

Ma prima è opportuno soffermarci un momento per capir bene questo punto.
Nella logica corrente, quella della nostra civiltà, del sistema culturale in cui siamo immersi, seppure inconsapevolmente, affrontare una situazione equivale a contrastarla, lottare, combattere. È il nostro modo standard di comportarci, perché così ci è stato insegnato sin da bambini. E la realtà dei fatti è che l’ostacolo, l’avversità, il mondo-là-fuori, insomma, reagisce opponendosi con forza proporzionale all’energia che usiamo per tentare di superarla. L’ostacolo crescerà al crescere dei nostri sforzi, ingigantendosi fino a diventare prima o poi del tutto insostenibile per noi.

Ecco, allora, che occorre utilizzare una strategia completamente diversa, e come ci ricorda Fabio Ghioni: “per vincere una guerra, l’unico modo è non combatterla affatto!”
Accettazione. Una parola. Una rivoluzione personale che ha il sapore di una conversione.
Ma se siamo consapevoli e convinti di quanto sia intimamente vera l’affermazione in apertura del post, ebbene, abbiamo un’arma formidabile per procedere nelle asperità della vita. Il nostro atteggiamento sarà orientato ad accettare la sfida, o quantomeno a tentare di entrare in quell’esperienza con fiducia1, perché consapevoli del fatto che essa è in ogni caso alla nostra portata! Ce la possiamo fare. Mai e poi mai saremo sottoposti ad una prova impossibile per noi, per quanto ardua ci possa apparire di primo acchito. E comprenderemo finalmente che la vita è profondamente benevola nei nostri confronti. E che va quindi ringraziata, sempre e comunque.

E se poi impariamo ad attraversare con fiducia le porte delle nostre esperienze quotidiane, per quanto sgradevoli e difficili ci possano sembrare, avremo forse qualche chance in più quando ci troveremmo al cospetto della porta dello spavento supremo2.

Tornando a noi. Se proviamo a ripercorrere le nostre esperienze passate più dure, le nostre valutazioni di prima dell’esperienza e gli insegnamenti ottenuti durante e dopo, forse abbiamo qualcosa di importante su cui riflettere. Qualcosa che corrobora la consapevolezza di avere a nostra disposizione, sempre e comunque, tutto il necessario per procedere nel nostro cammino, con crescente fiducia.  A patto però di interiorizzare tutto questo. Sentendolo con tutto il nostro essere: incorporarandolo.


Fabio Ghioni, Apoteosi, 2016, p.71
Franco Battiato, Giorgio Sgalambro, La porta dello spavento supremo (il sogno), in Dieci stratagemmi, 2004
Crediti immagine: www.aforismicitazioni.it

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Un’importante convinzione
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