[…] i governi acquisiranno nuovi poteri tecnologici per incrementare il proprio controllo sulle popolazioni, basato su sistemi di sorveglianza pervasivi e sulla capacità di controllare l’infrastruttura digitale.

No. Non si tratta del solito post complottista. È un’affermazione estratta dall’interessante documento – anche se ormai datato. Risale infatti al gennaio 2016 – a firma di Klaus Schwab, il fondatore e CEO del World Economic Forum.

Si parla della fusione di tecnologie che hanno già di fatto cancellato gli originali confini tra il mondo fisico, digitale e biologico. Il punto di vista è naturalmente quello economico. E noi cittadini siamo visti più che altro come consumatori, com’è purtroppo naturale che sia, per un economista. Peccato che questo modo di pensare sembra sia diventato l’unico ammesso e ammissibile oggi…

Tutto il documento ci pare rivolto nel convincerci a cavalcare con entusiasmo e con grande rapidità questa digitalizzazione onnicomprensiva, che insieme alle tecnologie dell’intelligenza artificiale (IA), i big data, la genetica, la biologia sintetica e le nanotecnologie comporteranno modi completamente nuovi di ideare, produrre, distribuire e far consumare. Per aumentare la produttività, l’efficienza delle operazioni e generare naturalmente l’immancabile profitto per gli shareholder.

Sembra esserci, però, un grosso problema. Che sta minando, forse, le fondamenta dell’intero edificio finanziario post-moderno: il crescente impoverimento di masse sempre più consistenti di popolazione. E con qualche dubbio aggiuntivo. Che la crescente automazione, resa possibile soprattutto dall’IA, insieme alla digitalizzazione dilagante e alla robotica, possa comportare, ohibò, perdita di una parte non indifferente del lavoro, svolto oggi dagli umani. Con il rischio, quasi una certezza, di vedere smagrito in modo preoccupante il parco dei possibili consumatori. Anello fondamentale nella catena economico-finanziaria odierna. Occorre quindi correre ai ripari, pensare a nuovi modi, per mantenere e sviluppare lo status quo, il paradigma corrente, quello indicato ovviamente dall’evoluzione esplosiva delle tecnologie. E occorre per questo mettere mano alle correzioni più urgenti e necessarie. Pena il

vedere concretizzate e diffuse aspettative irrealistiche di che cosa costituisca il successo per l’individuo o per il gruppo, così come offrire opportunità per idee e ideologie estreme che potrebbero essere diffuse [grazie alla pervasività delle tecnologie digitali e alle dinamiche di condivisione delle informazioni, realizzate proprio attraverso i social media].1

Ci sarebbe un po’ da discutere su chi o che cosa possa definire un’aspettativa realistica, per noi. Vivendo in un paese libero e democratico, ci aspetteremo di dover definire, noi stessi, i criteri del nostro successo, sempre, naturalmente all’interno del consesso umano, no? Affermazione che fa il paio con l’enunciazione d’apertura, e che proprio indifferenti non ci lascia. Stiamo parlando, infatti, di un documento non solo pubblico, ma molto pubblicizzato, che ha dato la stura alla ben nota Rivoluzione Industriale 4.0. Con il pregio che l’articolo in questione amplia l’orizzonte dalla filiera industrial-produttiva, alla società in cui ci troveremo a vivere tra breve.

Una piccola chiosa sui governi. Così en passant. Neanche loro possono stare tranquilli: “se non evolveranno, si troveranno ad affrontare crescenti difficoltà. Ciò sarà particolarmente vero per quanto riguarda la sfera della regolamentazione. […] I governi e le agenzie di regolamentazione dovranno collaborare strettamente con il business e la società civile” 2

Ma ciò che ci ha veramente stupito e resi perplessi è, però, il sottofondo transumanista che ci pare traspaia in tutto l’articolo. In modo quasi necessitante, naturale. Com’è naturale che un economista parli di produttività e profitto. Si tratta infatti, in tutta tranquillità, di “simbiosi tra microorganismi e i nostri corpi”, di “armi autonome o biologiche”, di “human augmentation” e infine di “rivoluzioni che accadranno nelle biotecnologie e nell’Intelligenza Artificiale, che ridefiniranno ciò che significa essere umano”. E siamo, ricordiamolo ancora una volta, ai primi giorni del 2016. Due anni fa.

C’è, per la verità, da parte dell’autore dell’articolo, qualche richiamo a caratteristiche prettamente umane quali la compassione e la cooperazione, ma sempre nell’ambito, così almeno ci sembra, di tenere la situazione sotto controllo… Dominarla, prima che sfugga di mano.

Una lettura dell’articolo un po’ troppo complottista?
Decidete voi.

 

 


Libera traduzione con trasposizione dal seguente passo: Discontent can also be fueled by the pervasiveness of digital technologies and the dynamics of information sharing typified by social media. More than 30 percent of the global population now uses social media platforms to connect, learn, and share information. In an ideal world, these interactions would provide an opportunity for cross-cultural understanding and cohesion. However, they can also create and propagate unrealistic expectations as to what constitutes success for an individual or a group, as well as offer opportunities for extreme ideas and ideologies to spread.

[…] if they cannot evolve, they will face increasing trouble. This will be particularly true in the real of regulation. […] governments and regulatory agiencies will need to collaborate closely with business and civil society.
The Fourth Industrial Revolution: what it means, how to respond, Klaus Schwab

L’immagine è tratta dall’articolo citato.

 

 

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La quarta rivoluzione industriale