Dalla quarta di copertina (grassetti aggiunti):

L’espressione EloHim, che sicuramente avrete già sentito, proviene da Codice Arajat, che potremmo definire come la Lingua Originale. Questa espressione è composta da due codici e la loro traduzione nella lingua corrente è: Dio Padre. EloHim ha due espressioni diverse, nel Buio e nel Cielo, pur essendo sempre Him. Nel Buio: EloHim esaudisce il Figlio che Esprime il Desiderio di Vedere la Forma di Oltre. Come sei? E Lui, quando hai l’espressione di un desiderio incondizionato, ti fa sentire chi sei, te lo mostra attraverso le forme. Questo desiderio non è espresso dal corpo fisico, anche se il corpo lo può rappresentare. Ricordatevi, infatti, che il corpo fisico di per sé non è autocosciente; esso è una terra, è un contenitore, che si completa solo con il Transiente che trasporta. Quando è dentro di lui, esso inizia a produrre conoscenza, ma prima di allora, è come un ruolo senza interprete. Può esistere, può vivere senza un Transiente ma è incompleto, e non produce conoscenza. Nel Cielo, si dice che: EloHim È, quando il Figlio Vede nel Buio il Grande Him. Il Figlio viene visto sia dal punto di vista del Cielo che del Buio. Il Mondo è Figlio, il Pianeta è Figlio, e anche le Anime Transienti. Guardando il Buio dal Cielo, ciò che si percepisce è l’immensità incommensurabile, infinita e assoluta di ciò che Lui È. Il Buio viene chiamato dal Cielo il Grande Him, l’Immenso, l’Incommensurabile, l’Imperscrutato.

Fabio Ghioni, ELOHIM. Dio Padre, l’Abisso e gli Angeli Caduti, 2017
Crediti immagine: www.amazon.it

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EloHim
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