Un’intuizione sorta nel primi anni Duemila, nel rileggere per l’ennesima volta la saga castanediana, e nel porci la solita domanda: «perché tutto questo, cui prodest
E c’eravamo dati quella risposta, dubitativa certo, ma che era comparsa, netta, alla nostra mente: «siamo, forse, una sperimentazione dello Spirito

Sono passati molti anni da allora, quasi due decenni, molti libri sono stati letti, ma, soprattutto, abbiamo potuto vivere – come tutti, del resto – la nostra quotidianità, che, secondo alcuni1, è l’unico vero libro che valga la pena leggere. Con la massima consapevolezza possibile. Per permetterci di fare esperienza, in prima persona e di accumularla… se lo facciamo davvero, naturalmente.

Ma torniamo alla domanda di apertura e tentiamo di analizzarla un po’ più da vicino. Che cosa vuol dire: «siamo esperimenti dello Spirito». Innanzitutto siamo implica un noi e questo fatto non è assolutamente secondario, anzi. L’idea di allora era, molto probabilmente, un noi che considerava l’umanità nel suo insieme; la totalità del vivente umano nel pianeta. Oggi questo senso permane e si rafforza, estendendolo però a tutto l’ecosistema che l’umano comporta, in particolare considerando la Terra, o se preferite Gaia, con tutto ciò che la compone, Sopra e Sotto, in Alto e in Basso: il Pianeta vivente di cui siamo espressione e di cui facciamo intrinsecamente parte; senza di Lui, semplicemente, non siamo.

Bene. L’umanità nel suo complesso, insieme a Gaia, come soggetto dello sperimentare, sinonimo di produzione di esperienza, ci sembra un’idea ancora oggi molto valida. Per quanto riguarda lo Spirito, invece, sorgono dei dubbi. Una parola che appare troppo limitante, se non addirittura fuorviante. Dovremo precisarla, estenderla, o, forse, cambiarla proprio, perché Spirito implica una quantità di connotazioni antiche, strati di senso accumulati nel tempo. La parola Trascendenza, d’altra parte, come ci ricorda il filosofo2, è troppo distante da noi, qualcosa che sembra che non ci riguardi affatto; mentre è evidente che, in modi del tutto insondabili, dev’essere proprio parte di noi…

Occorre quindi una parola nuova, e l’Oltre di cui parla Fabio Ghioni ci pare senz’altro la più adatta ad indicare quel senso che “non può essere tutto qui”; il caso non può proprio aver prodotto alcunché di tutto l’incanto che stiamo vivendo, se solo ci ponessimo un minimo di attenzione e usassimo la logica. Tutto, ma proprio tutto, segue una finalità, sintetizzabile in una sorta di processo algoritmico che si sta svolgendo… ci dovrà pur essere, allora, un Programmatore da qualche parte, no?
Intuizioni molto distanti e avulse dal tran-tran veloce, concitato, materialista, meccanico e profondamente vuoto di senso della nostra civiltà globalizzata e globalizzante. Anche se poi l’esigenza di qualcosa d’altro, l’esigenza cioè di recuperare quella dimensione più costitutivamente umana, ci pare sempre più emergente ed evidente. E tutto ciò sta accadendo proprio qui da noi, nella nostra società occidentale, nella quale, probabilmente, abbiamo raggiunto il fondo di un monismo materialistico talmente soffocante da costringerci a riflettere, per trovare vie d’uscita esistenziali che siano percorribili.

Ma teniamoci pure il nostro termine, seppure allargato, esteso, per come ci siamo detti. Lo Spirito, quindi, come segnaposto, etichetta, indicatore di quel Qualcosa, o, meglio di quell’intera Dimensione Causale, di cui, forse, questa in cui siamo non è altro che un riflesso, una rappresentazione, l’altra faccia della medaglia. Faccia meravigliosa, splendente, ricchissima e quindi stupefacente, nel senso proprio del termine!

Ecco. Lo Spirito come l’altra parte dello Specchio3, quel reame, inaccessibile ai sensi, che probabilmente ne è la causa e che raccoglie, al contempo, gli effetti di quanto qui succede, di quanto accade attraverso noi, proprio qui, nello Specchio appunto, in una sorta di circolo virtuoso… Ricevere e Dare reciproco, senza soluzione di continuità. Senza un prima e un dopo. Dare e Ricevere sincronico.

E se l’originale metafora, in un certo senso, tiene, resiste alle sollecitazioni delle nostre attuali conoscenze, allora possiamo, in qualche modo, mantenere una certa validità della nostra originaria formulazione. Seppure simbolica, nei limiti detti. Affinché ognuno di noi individualmente, soggettivamente, ma al contempo insieme4, possa produrre le proprie specifiche esperienze, per cercare di comprendere chi siamo; per cercare di conoscerci davvero.

E nel fare questo, tutti insieme, Gaia compresa, fare da Specchio all’Infinito


Fabio Ghioni, Psicogonia
Roberto Mancini
3 Fabio Ghioni, Il segreto della vita nel cielo. Volume I. Disintossicarsi da Paperopoli, ebook, pos. 801 e segg.
WingMakers e il video Io Sono Noi Siamo di James Mahu

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Siamo esperimenti dello Spirito?