Stavo rileggendo per l’ennesima volta la bella poesia di Machado. E dire che la poesia non rappresenta per me qualcosa di facilmente accessibile, come ad esempio la musica: Camminante, non hai la via, son le tue orme la via… Quand’ecco che nel ripercorrere le emozioni dell’effimero, mi cade lo sguardo in un angolo del tavolino, vicino alla libreria. Proprio lì, in quel posto così poco illuminato dello studio, vicino alla statuetta del direttore d’orchestra, quella statuetta con la bacchetta in mano che sembra vibrare. Più sotto c’era il libro Per l’armonia della vita, il mio primo libro di Psicosintesi, se la memoria non m’inganna.

Ed ecco che tutto ad un tratto mi sovvengono, quasi tutti insieme, i miei ricordi del primo anno del Corso di Autoformazione. Il corso triennale che ho avuto la fortuna di iniziare tanti anni fa… Ricordo ancora adesso le grandi resistenze che avevo avuto allora: «il gruppo? Ma siamo matti? Un’americanata da anonimi alcolisti!». Eh, già. E poi i flash dei ricordi che si affastellano l’uno sull’altro: le persone del gruppo al quale avevo preso parte, la direttrice, i diversi insegnanti e i tutor che si erano alternati, gli esercizi che, nella loro semplicità, producevano sempre e invariabilmente esperienze di piccole o grandi consapevolezze. Che avrebbero gettato, più tardi, un po’ di luce nell’oscurità delle mie sub-personalità. Si, proprio loro. Quella folla pirandelliana di piccoli io che di volta in volta, a seconda della situazione, mi facevano giocare il mio ruolo del momento. Identificazioni e disidentificazioni. E tutti i miei propositi, che nel tempo dovevo sempre rinnovare, a causa della mia scarsa volontà…

Caminante no hay camino, se hace camino al andar

Son passati molti anni da quella bella esperienza. Che continua tuttora, naturalmente. Nel percorso senza fine chiamato vita.

 

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Una storia psicosintetica