(…precedente)

Il sistema Anima-Mente-Corpo

In breve, posso condensare la terza acquisizione, risultato delle riflessioni precedenti, in questa triade. La Mente, come descritta nella Rivelazione, l’Osservatore e l’io linguistico.

A questo proposito, ancora una piccola parentesi, a cui tengo moltissimo. È dai primi anni dell’inizio millennio, che cerco di decifrare una fonte veramente intrigante, di cui vi mostro questo diagramma. Senza entrare nel merito di tutte le componenti indicate – potrete documentarvi direttamente, se lo desiderate – voglio porre la vostra attenzione su un’unico elemento. Quello indicato come Phantom Core, essendo lo Human Instrument il nostro corpo fisico. L’idea è questa. Potrebbe il Phantom Core coincidere o corrispondere almeno parzialmente alla Mente della Vera Storia? Sentite come la definisce il suo autore, che a me sembra illuminante:

Il Phantom Core è la super-consapevolezza dello strumento umano; è separato dall’anima ma è il suo emissario nel mondo naturale; è grazie a questa consapevolezza che l’anima sperimenta il mondo naturale della separazione e della limitazione. Il Phantom Core percepisce e registra fedelmente tutte le esperienze – sia consapevoli che inconsapevoli – e le trasmette all’anima.

Fonte: stringhedeventi.com

Non è facile, per me, determinare omeomorfismi, o stabilire correlazioni tra la Rivelazione e questa fonte, ammesso che ce ne siano. Ma il desiderio che mi spinge a cercarle è veramente molto grande… e, perciò, ci tenevo a dirvelo.

Ma andiamo ora alla conclusione, seppure del momento. La Mente, come abbiamo intravisto, non può essere ridotta in nessun modo al cervello, né a nessun’altra parte del corpo fisico. Essa, per sua natura, dev’essere un qualcosa di esterno al corpo stesso, che in qualche modo lo riassume, lo rappresenta, lo comprende in modo olistico, lo integra, proprio come sembra suggerire la figura.
La Mente è una componente autonoma, collegata sia al corpo fisico, che all’anima. Ci rapporta col mondo e nel mondo, attraverso la fisicità del corpo. Di fatto lo costituisce. Noi crediamo di percepirlo passivamente, quando invece lo costruiamo attraverso di lei. Quando entriamo in relazione col mondo, in realtà, ci stiamo rapportando sempre e solo con la nostra Mente. Con noi stessi! Che si tratti del corpo fisico, delle cose del mondo codiddetto esterno, delle emozioni, stiamo sempre e solo trattando con la nostra Mente.
Siamo sempre all’interno di lei!

Ma tutto ciò non può esser percepito chiaramente, a causa del creatore di separazione che è l’io linguistico. Che opera come filtro, come intermediario, posizionandosi tra l’Osservatore e il nostro veicolo fisico. Ed è l’ente col quale, in effetti, ognuno di noi si identifica… diventiamo perciò schiavi della nostra stessa costruzione mentale. Per quanto inconsapevole, indotta dall’ambiente sociale in cui siamo cresciuti e quindi proprio non-vista!

Capite quanto queste idee siano lontane dal paradigma tecno-scientifico corrente? Prendete in rete una qualsiasi notizia che riguarda la coscienza e vedrete che la maggior parte di questi studi sono orientati esclusivamente al rapporto mente-cervello. Dove la mente non può che essere un epifenomeno di processi cerebrali. E il download delle mente diviene perseguibile, attraverso il reverse engineering del nostro cervello! Materialismo ontologico spinto. Niente di più all’orizzonte. Eccetto i soliti border line, del tutto ignorati dal mainstream o al più marginalizzati… No, non c’e’ proprio possibilità di colloquio con loro.
Ed è per questo, che mi trovo qui. In quest’ambiente asettico, freddo e impersonale… una clinica per matti l’avrebbero chiamata nel millennio passato! Ma ora no. Si tratta di un recentissimo centro di ricerca psico-neurologico, che sfrutta i ritrovati più aggiornati dell’attuale tecno-scienza. Ci mettono di mezzo anche la genetica, il DNA, pur di tentare di dimostrarti che sei anomalo e quindi da internare! Con l’aiuto di quella che una volta veniva chiamata Artificial General Intelligence  e che oggi si è concretizzata in una serie di tecnologie, ormai del tutto invisibili, trasparenti, cablate in ogni dispositivo o prodotto industriale. Credo sarebbe proprio impossibile riuscire solo ad accendere uno qualsiasi di questi sistemi e farlo funzionare, senza l’aiuto dell’intelligenza on board. Non esiste manufatto, che non sia smart e connesso. Internet of Things  la chiamavano ai primordi. Questa pervasiva e dilagante tecno-moda.
D’altra parte, tutto è iniziato – come ben sapete – con l’auto che si guida da sé. Autonomous Vehicle Technology. Già. Bella invenzione! Gli incidenti sono divenuti eccezionalmente rari. Certo. Da break news dei notiziari lanciati in rete e replicati a cascata nei social e fatti arrivare istantaneamente a tutti i nostri dispositivi indossabili, come andava di moda dire quand’ero giovane. Ora non ci si fa più caso. E’ normale che un abito o una scarpa sia smart, connessa e parli in rete. Non si sa, poi, con chi o con che cosa!
Prendetemi pure per un tecno-luddista! Ma la nostra umanità, quella poca rimasta, è sempre più stretta in un angolo.

Sto di nuovo divagando. Vi dicevo dell’idea della Mente come sistema autonomo, entità distinta dal corpo fisico e quindi distinta anche dal sistema nervoso centrale. Voglio ricordare a questo proposito che la comunità scientifica da tempo aveva sotto gli occhi indizi di ogni tipo, che spingevano in questa direzione. Verso cioè una revisione profonda del paradigma mente-cervello. Quali indizi? Andiamo a vedere, ad esempio, un po’ di storia della tecno-scienza e riportiamoci alla fine di millennio. Tra il 1960 e il 1990 per l’esattezza. Benjamin Libet, vi dice niente? Un tizio che aveva scoperto dei fatti importanti.
La prima evidenza che trova è che un soggetto percepisce due stimoli distinti, che giungono al cervello in tempi diversi, come simultanei. Studi le cui origini risalgono addirittura al secolo precedente. Capite il punto? Com’è possibile che stimoli, che arrivano al mio cervello in tempi diversi, siamo da me percepiti come uno stimolo unico e sincrono, se il me è da ricercare nella materialità del corpo? Giusto?
Il dilemma non è affatto secondario. Ma passiamo alla scoperta più sconvolgente. Sentite un po’. Libet trova che l’atto volontario di un soggetto, come il movimento spontaneo, ad esempio, del polso viene effettuato dal sistema nervoso prima della percezione dell’atto di coscienza stesso. E ne misura perfino il tempo: un anticipo di quasi mezzo secondo!

Sì, avete capito bene. Un’azione che un soggetto percepisce volontaria e deliberata, ovvero apparentemente decisa da lui, sembra accadere nel corpo prima che il soggetto stesso prenda consapevolezza della sua decisione. Come dire. Voglio prendere la penna. Lo faccio… adesso! Ma in realtà il mio cervello si è attivato mezzo secondo prima della percezione del mio adesso! O atto di volontà! Cioè mi dico di aver deciso un’azione che il mio effettore, il mio corpo, appunto, ha lanciato mezzo secondo prima! Strano, no? Una delle tante cose ignorate, di fatto, dal mainstream, e interpretate – tempo compresso? – come vere e proprie invenzioni  rocambolesche, per non dir peggio. Non voler accettare l’evidenza dei fatti. Spiegare l’inspiegabile, pur di mantenere in piedi il paradigma meccanicistico! L’ideologia corrente.

Entrambi questi paradossi potrebbero, invece, essere brillantemente risolti nell’idea che sia proprio la Mente che integra e rende significante il percepito, in quanto sistema percettivo olistico, che potrebbe in tutto e per tutto riassumere la forma del coro fisico… Tutto qui. Sia che lo stimolo provenga dall’esterno, come percezione sensoriale, sia che esso provenga dall’interno, come emozione, è sempre la Mente, strumento del corpo, che percepisce e significa! In modo integrato. Sintetico. Come in uno schema del tipo

Corpo <–> Mente <–> Anima

dove le frecce indicano una comunicazione bidirezionale.
Il nostro veicolo è una meravigliosa macchina, ma la percezione sensoriale, esistenziale, avviene dentro la nostra Mente e per mezzo di lei. Una Mente che funziona, naturalmente, nella sua completezza e integrità sistemica.
Crediamo di vivere nel nostro corpo, quando in realtà viviamo nella nostra Mente!

Intuite anche voi, quindi, quanto dirompenti e disturbanti possano essere questi spunti per il sistema vigente? Tutto basato sull’ideologia materialista e meccanicista. Tutto è materia. Non c’è altro. E il pensiero, la consapevolezza e tutto il resto, devono risultare, per forza, un prodotto del sistema nervoso centrale, un epifenomeno dell’attività della materia cerebrale. E, come tale, sintetizzabile. Basta guardare l’attuale esplosione della moda dei biolink, gli impianti di microchip, impiantati nella corteccia cerebrale umana, per collegarla direttamente ai sistemi computazionali e alla rete. Per sviluppare, nientemeno, che un’intelligenza aumentata, tale che possa competere con l’Intelligenza Artificiale stessa!

Come poter discutere di queste cose con i miei tecno-psicologi, che di tanto in tanto vengono a farmi visita? Che ne capirebbero questi signori, poverini, ridotti in realtà a riformulare con parole loro ciò che le smart interface, le intelligenze artificiali on board, gli suggeriscono ormai di diagnosticare? Non vorrei essere nei loro panni! Siamo arrivati al punto che la nostra umanità – che andrebbe indagata con una sincera curiosità scientifica, specialmente quella strana cosa che chiamiamo consapevolezza – tende ad essere marginalizzata sempre più. Le nostre relazioni interpersonali sono ormai filtrate e regolate da queste entità disincarnate.  Basti pensare ai social che ormai sono diventati una costante, purtroppo trasparente, del nostro agire sociale, se di socialità ancora si può parlare. Ogni nostra azione è interfacciata! Non ce ne rendiamo conto. Verrebbe da domandarsi, se stiamo dialogando con un’umano vero, in carne e ossa, o se dall’altra parte c’è il solito bot. Sempre più mimetico. Sempre più simil-umano, e del quale, per certo, non siamo più in grado di comprendere le ragioni delle conclusioni che trae e dei suggerimenti che offre.
Sì. Certo. Anch’io utilizzo il mio Assistente Personale, ma di sicuro non gli ho affibbiato un nomignolo, e non lo considero alla stregua di un animale domestico, come ormai è abitudine! Cerco di relazionarmici nel modo il più consapevole possibile. Non è facile, ma ci provo, almeno. Tento di ricordarmi che sto interagendo, in fondo, con un algoritmo. Intelligente, proattivo, che ha appreso ormai così bene i miei usi e abitudini, che, come ho detto, a volte mi stupisce per la sua perspicacia. Ma che, a ben vedere, rivela solo la meccanicità dei miei comportamenti. Perché in fondo sono un abitudinario. Così tanto, da esser prevedibile perfino da un programma. Pensate un po! Proprio così… Di questo passo regrediremo fino a diventare una specie subumana o tecno-umana che dir si voglia. Transumanesimo et similia. La tecno-scienza e le sue potenzialità. Mah… se a lor signori sta bene così.

È proprio arrivato il momento di cambiare del tutto il paradigma corrente. Buttare a mare tutto quello che crediamo di sapere e riconsiderarlo umilmente nell’ottica suggerita dalla Vera Storia. Ma a chi raccontarlo? Chi c’è la fuori, disposto almeno ad ascoltare, se non proprio a cambiare veramente?

Certo, Il cercare non avrà mai fine, rimangono aperte infinite domande, infatti. Ve ne dico una per tutte. Quando interagisco con la tastiera del computer, interagisco con qualcosa di diverso di me, ma sempre attraverso la mia Mente. La tastiera essendo una sua estensione. Ma allora com’è possibile l’interazione con l’altro? O com’è possibile questa stessa conversazione tra di noi? Se tutte le interazioni sono nella mia Mente, come in una bolla di realtà separata, come posso interagire con voi, come sto facendo ora? Sto effettivamente comunicando con qualcuno all’esterno di me? Oppure sto interagendo solo con me stesso?
Tutte e due le cose, forse… ecco una delle tante cose che devo ancora elaborare, approfondire, comprendere.
Una riedizione del vecchio solipsismo, direte voi…

(Continua)

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Allucinazioni cinque