Quanto è mutato il nostro Sistema di Riferimento Personale? Chi siamo ora? Quanto tempo abbiamo ancora – se la vita vorrà – per tentare di nascere veramente alla nostra umanità? Per vivere e non più sopravvivere. Per esserci. Degnamente! Possibilmente più umani, appunto. Almeno un po’ più che prima. Per renderci utili a noi stessi innanzitutto e quindi sincronicamente al nostro universo locale. Per fare qualcosa.
Sì, anche per il desiderio di lasciare una concreta traccia positiva, fruttuosa del nostro esserci stati. L’aver dato un contributo, anche piccolo, ma significativo, di valore per il tutto, come spesso ci ripete Oscar di Montigny. Anche perché siamo in questo mondo, con la nostra bio-psiche-eccetera. E il cambiamento – questo almeno l’abbiamo ormai compreso – non può essere agito che da un soggetto1. E l’unico soggetto che abbiamo a nostra disposizione, siamo noi stessi. Dobbiamo partire da noi. Con naturalezza e semplicità.
Che cosa desideriamo diventare, allora? Chi vorremo essere? In quale direzione, cioè, vogliamo puntare il nostro mezzo, il nostro veicolo bio-psico-eccetera? Che fare per essere di più e migliori?
Come utilizzare il tempo che c’è rimasto nel modo più utile? Quanto tempo ci resta, non ci è dato sapere, ma come ci ricorda don Juan2, se poniamo la morte, la nostra propria morte, il nostro termine personale, quello che riguarda proprio noi e non altri, come consigliere, allora tutto può diventare più… vivo. Più vivido. Più benevolmente interessante. E in fondo quant’è effimero considerare la quantità, appunto, quando così poco facciamo per curare la qualità del nostro stesso esistere…3
Forse la vera esigenza è quella di darsi un senso. O forse addirittura essere un senso. Un senso degno di esser vissuto pienamente e compiutamente.
1 Dovremo fare diverse precisazioni a proposito di quale sia il soggetto in questione e quali scopi esso possa avere. Ci riserviamo di approfondirlo in un futuro post.
2 Ci riferiamo allo stregone della nota saga castanediana.
3 Momenti di trascurabile felicità, di Daniele Lucchetti, marzo 2019, è un bel film che ci ha riportato alla memoria questi nostri appunti di qualche tempo fa.